Nella società dello spettacolo, l’emozione di questi giorni legata alla scomparsa di Joseph Ratzinger è destinata a spegnersi. Ora, molti penseranno, il fatto diventerà solo un problema interno alla Chiesa. Non per chi scrive.
Il tema dell’aprire la ragione, in un mondo alla ricerca di speranza, non abbandonerà la ricerca di questa “piccola voce”. Si è detto, giustamente, che Ratzinger è stato un grande indagatore nel rapporto tra fede e ragione. Occorre guardare al “Cortile dei Gentili”, antichissima istituzione, con approccio rinnovato.
La ragione umana, ciò che ci distingue come uomini, deve continuamente fare i conti con il mistero che siamo e che generiamo. Perché, lo sappiamo, la nostra vita è piena di domande senza risposte. Il mistero, così come il male, ci appartiene.
La ragione aperta è quella che ha fede, che si affida, che comprende i propri limiti e vive contaminandosi, per fecondarsi, nella realtà complessa. Insomma, stiamo parlando di una ragione che rischia. Non potrebbe esserci discorso più profondamente umano.
Il mistero è in ogni cosa, è nel profondo di ogni nostro atto e di ogni processo storico. Se, da un lato, la conoscenza ci aiuta, dall’altro lato essa non basta. In termini di giudizio storico, vediamo quanto una ragione chiusa generi mostri: si tratta di un talento dogmatizzato e, proprio per questo, burocratizzato e sclerotizzato.
Mentre la ragione chiusa è nel ritorno prepotente della “violenza banale” (che richiama tratti di tragiche esperienze totalitarie), la ragione aperta vive nella “solidarietà progettuale”. Non si tratta di costruire un bene che cancella il male, operazione impossibile, ma di consolidare una prospettiva di trasformazione, e non di radicalizzazione, del pur necessario conflitto sociale.
Ritrovarsi tutti nel “Cortile dei Gentili” significa ri-aprire canali di dialogo, accettare di affidarsi (avere fede nell’altro), sfidare le reciproche certezze in nome di qualcosa di più grande che ci percorre, ci accomuna e che non scopriremo mai integralmente: il mistero della vita e dell’amore.