Democrazia e rivoluzione tecnologica: un rapporto ‘complesso’ / Democracy and technological revolution: a ‘complex’ relationship

(Marco Emanuele)

In tanti si domandano quali siano i limiti possibili all’avanzamento tecnologico, soprattutto rispetto alla resilienza dei sistemi democratici.

La democrazia, processo incerto che può generare altra democrazia ma anche il suo contrario, si trova in un momento di profonda trasformazione. Ed è proprio la rivoluzione tecnologica, intelligenza artificiale in testa, a problematizzare il processo democratico.

In molti continuano a pensare, con lineare certezza, che il momento ‘topico’ in democrazia sia quello elettorale (caratterizzato, peraltro, da crescente astensionismo): certamente importante e decisivo, non è il solo. Nell’anno che si è appena aperto, molti Paesi in giro per il mondo si confronteranno con i cicli elettorali e, secondo l’ultimo rapporto sui rischi globali del World Economic Forum, il rischio maggiore a breve termine riguarda la misinformazione e la disinformazione che potrebbero ‘attaccare’ le democrazie al voto. Fragilità nella fragilità, potremmo dire !

Al di là dei facili antagonismi o dell’altrettanto facile appiattimento rispetto alla corsa dell’IA a livello globale, ci vuole ‘tecno-realismo’. E lo stesso vale rispetto alla democrazia. Realismo, via pensiero complesso, impone di guardare all’evoluzione/involuzione democratica non solo dal punto di vista elettorale: continueremo, in prossimi contributi, a ragionare di conoscenza e di partecipazione.

Conoscere non è solo essere informati ma è ‘con-naitre’, nascere insieme nella realtà che si trasforma. Conoscere, dunque, è anzitutto un problema di connessioni, tenendo conto delle  contraddizioni che ci caratterizzano ma cercando, ed è un esercizio di grande fatica, di costruire ‘spazio comune’. La ‘rete democratica’ (da ogni territorio al mondo e viceversa) è lo spazio della nostra conoscenza. A livello personale e comunitario, noi esseri umani abbiamo la responsabilità di trasformarci progressivamente in cittadini conoscenti, soggetti storici, parte necessaria (ma non sufficiente) di una rete di ‘destino planetario’. Conoscere, in sostanza, è accogliere la sfida del ‘chi diventiamo’. Il presente che viviamo è parte di un tempo complesso, inizio continuo di futuri possibili.

Solo conoscendo possiamo partecipare. L’azione del partecipare riguarda il come costruiamo ‘spazio comune’. La consapevolezza della democrazia come processo viene facendola. Mai come oggi, le straordinarie innovazioni che noi umani produciamo ci mostrano la necessità dell’agire-in-comune.

Il futuro della democrazia, dentro una inarrestabile rivoluzione tecnologica (che riguarda l’uomo fin da quando è comparso sulla Terra ma che subisce sempre nuove accelerazioni), è di saper produrre innovazione in un contesto di rinnovata responsabilità di noi cittadini. Il talento umano è di lasciarsi accompagnare dall’intelligenza artificiale: tra apocalittici e integrati, lo ripetiamo, alziamo la bandiera di un nuovo (e complesso) realismo.

(English version) 

Many wonder what are the possible limits to technological advancement, especially with respect to the resilience of democratic systems.

Democracy, an uncertain process that can generate other democracy but also its opposite, is in a moment of profound transformation. And it is precisely the technological revolution, artificial intelligence in the lead, that is problematizing the democratic process.

Many continue to think, with linear certainty, that the ‘topical’ moment in democracy is the electoral one (characterised, moreover, by growing abstentionism): certainly important and decisive, it is not the only one. In the year that has just begun, many countries around the world will be confronted with electoral cycles and, according to the latest report on global risks from the World Economic Forum, the greatest short-term risk concerns misinformation and disinformation that they could ‘attack’ democracies at the vote. Fragility within fragility, we could say!

Beyond the easy antagonisms or the equally easy flattening with respect to the race of AI on a global level, we need ‘techno-realism’. And the same is true with respect to democracy. Realism, via complex thinking, requires looking at democratic evolution/involution not only from an electoral point of view: we will continue, in future contributions, to think about knowledge and participation.

Knowing is not just being informed but it is ‘con-naitre’, being born together in the reality that transforms. Knowing, therefore, is first and foremost a problem of connections, taking into account the contradictions that characterize us but trying, and it is an exercise of great effort, to build ‘common space’. The ‘democratic network’ (from every territory to the world and vice versa) is the space of our knowledge. At a personal and community level, we human beings have the responsibility to progressively transform ourselves into knowing citizens, historical subjects, a necessary (but not sufficient) part of a network of ‘planetary destiny’. Knowing, in essence, is accepting the challenge of ‘who we become’. The present we live in is part of a complex time, the continuous beginning of possible futures.

Only by knowing we can participate. The action of participating is about how we build ‘common space’. Awareness of democracy as a process comes from doing it. Never before have the extraordinary innovations that we humans produce show us the need for acting-in-common.

The future of democracy, within an unstoppable technological revolution (which has affected man since he appeared on Earth but which is always undergoing new accelerations), is to be able to produce innovation in a context of renewed responsibility of us citizens. The human talent is to let ourselves be accompanied by artificial intelligence: between apocalyptic and integrated, we repeat, we raise the flag of a new (and complex) realism.

(riproduzione autorizzata citando la fonte – reproduction authorized citing the source)

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