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Il futuro dell’intelligenza artificiale

(Marzia Giglioli)

Summit sul futuro dell’intelligenza artificiale. Serve una governance mondiale indipendente. Ma anche un’etica digitale. Da UK le prime cifre di questo nuovo impegno

L’intelligenza artificiale non correrà a ‘briglia sciolte’. Troppi rischi. Questo il ‘sentiment’ del Safety Summit sull’AI che ha aperto una ‘riflessione globale’ riunendo, per la prima volta, i leader mondiali e il gotha del mondo digitale insieme ad organizzazioni internazionali, esperti accademici e della società civile.

Anche il luogo del Summit è emblematico e non casuale: a Bletchley Park è nata l’informatica moderna. Qui, durante la Seconda Guerra Mondiale, il gruppo di lavoro guidato da Alan Turing riuscì a decifrare i messaggi in codice utilizzati dalla Germania nazista.

Un confronto ad altissimo livello che vede, da una parte del tavolo, i leader (presenti, tra gli altri, il Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, la vice Presidente USA Harris, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il Vice ministro della Scienza e della Tecnologia cinese Wu Zhaohui) e, dall’altra, i rappresentanti delle principali Big Tech: Mark Zuckerberg e Elon Musk, che ha parlato senza mezzi termini: ‘L’AI è una grande minaccia per l’umanità’ – ha detto il proprietario di SpaceX, X e Tesla – ‘è necessario un consenso internazionale … non è chiaro se possiamo controllare una cosa del genere. È quanto mai necessario un arbitro terzo’.

Serve una governance indipendente ed è su questo che dovrà arrivare una risposta che rappresenta insieme il banco di prova per un mondo digitale condiviso dove la tecnologia dovrà tener conto dei limiti etici. Nasce così, a 80 km da Londra, un nuovo percorso tutto da disegnare per orientare e decifrare il futuro dell’AI valutando opportunità e rischi.

Intanto escono le prime cifre concrete su nuovi impegni a livello nazionale orientati alla AI safety. La Gran Bretagna ha annunciato che aumenterà i finanziamenti per due supercomputer che sosterranno la ricerca per rendere sicuri i modelli avanzati di intelligenza artificiale. Verranno stanziati 300 milioni di sterline (pari a 363,57 milioni di dollari).

Sullo sfondo del Summit c’è però il tarlo che potrebbe erodere la realizzazione concreta di una competizione globale ragionata. Quella che, di fronte al nuovo business mondiale che rappresenta l’AI, non si voglia andare ‘troppo per il sottile’, magari ripetendo quando è accaduto con la finanza sregolata: ancora si pagano le conseguenze per la mancata attivazione di regole preliminari.

Nessuno, comunque, potrà arginare il cambiamento radicale che genererà l’intelligenza artificiale che distruggerà posti di lavoro e ne creerà altri. Ci saranno perdenti e vincitori. Questa è già un’epoca di insicurezza sul posto di lavoro e di riduzione dei redditi. ‘Un feroce sconvolgimento dei mercati del lavoro potrebbe rinvigorire il capitalismo’ – scrive il Guardian – ‘Un mondo in cui i guadagni derivanti dall’intelligenza artificiale vanno in modo sproporzionato ai datori di lavoro piuttosto che ai dipendenti, e ai grandi produttori piuttosto che ai rivali più piccoli’. E’ anche questa la questione morale a cui bisognerà trovare risposta.

La verità è che nessuno sa con certezza quale sarà l’impatto economico dell’intelligenza artificiale. La storia suggerisce che i precedenti progressi tecnologici hanno alla fine creato più posti di lavoro di quanti ne hanno distrutti e hanno sostituito compiti di routine e ad alta intensità di lavoro con lavori di supervisione e manageriali meglio retribuiti. Ma se la nuova generazione di macchine riesce a pensare in modo diverso dagli esseri umani, il precedente storico potrebbe non essere così utile per guidare il futuro.

(riproduzione autorizzata citando la fonte)