Mentre nel mondo si moltiplica il bisogno di dialogo, la diplomazia culturale si mostra con la sua potenzialità trasformativa. L’arte, complessa in essenza, è parte del nostro viaggio nella realtà. Per generare speranza. La ‘‘Collezione Farnesina’ arriva presso il Consolato italiano e l’Istituto di Cultura di New York con il Minsitro degli Esteri Antonio Tajani, la Presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, l’Ambasciatrice italiana a Washington Mariangela Zappia, il Console a New York Fabrizio Di Michele, il Sindaco di Roma Roberto Gualtieri, l’Ambasciatore Umberto Vattani.
(di Marco Emanuele – l’immagine è il logo ufficiale della ‘Collezione Farnesina’ tratta dal sito del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale)
‘Grande Visione Italiana’ è il titolo della mostra che porta la ‘Collezione Farnesina’ in giro per il mondo. Presso gli spazi del Consolato di New York, nei giorni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la meravigliosa collezione d’arte contemporanea della Farnesina si mostra e porta segno della potenza culturale, e visionaria, del nostro Paese.
Artisti come Carla Accardi, Mimmo Jodice e Michele Pistoletto, eccellenze dell’arte italiana contemporanea, portano i loro linguaggi, tutt’altro che omologati e omologanti. Si tratta, infatti, di cogliere il valore del pensiero astratto, e complesso, che l’arte porta dentro. Ognuno colga il messaggio che vuole ma è chiaro che questo strumento di diplomazia culturale guarda oltre gli spazi della sua esposizione.
L’arte non è neutra ma trasformativa. Perché ci chiama a percorrere l’oltre, ad investire su una creatività mai lineare che si lascia attraversare dalla realtà. L’arte è percorso imprevedibile, proprio come i processi della storia. Però ha in sé la luce della speranza, del dialogo, della costruzione dinamica di percorsi comuni di attenzione e mai di esclusione. L’arte è trasformativa perché ri-congiunge l’osservatore in ciò che osserva: chiamandoci dentro di sé, l’arte ci vincola alla nostra responsabilità di capire, di farci domande, di maturare dubbi.
La bellezza dell’Italia è speranza-che-si-forma. Anche se il mondo ci mostra segnali di progressiva e preoccupante separazione e di esasperazione dei conflitti, non dobbiamo spegnere la luce di speranza che viene dall’arte: la diplomazia culturale, forse, è ciò che davvero potrebbe ri-accendere i dialoghi. E contribuire a spegnere l’indifferenza, le violenze, le armi.