L’analista israeliano Yossi Bar sull’attacco di Hamas: per tanto terrore non c’è logica o strategia – Israeli analyst Yossi Bar on the Hamas attack: for so much terror there is no logic or strategy

(Carlo Rebecchi, già Capo Redattore e Responsabile del Servizio Diplomatico dell’Agenzia ANSA)

Per tanto terrore, non c’è logica o strategia. È solo la teoria del caos. E la prima vittima è il popolo palestinese. Intervista all’analista israeliano Yossi Bar (già corrispondente di Yedioth Ahronoth, Maariv, corrispondente della Radio Pubblica Israeliana in Italia e in Vaticano, già Presidente dell’Associazione della Stampa Estera a Roma, collabora con varie testate a livello internazionale)

In altri tempi, all’indomani di una tragedia come l’ ‘Operazione Swords of Iron’, gli analisti israeliani avrebbero immediatamente individuato i ‘colpevoli’. In primo luogo, ovviamente, l’autore materiale dell’invasione, e nemico storico. Poi, guardando in casa loro, starebbero già sparando a zero contro l’ incapacità del governo Netanyahu di garantire la sicurezza del Paese. The Global Eye è in grado di affermare, sulla base di diversi contatti, che questa volta c’è un cambio di passo, una evidente difficoltà israeliana di analizzare in profondità l’accaduto, di comprenderne le cause e prevederne le possibili conseguenze.

Israele fa fronte, ma è sotto shock. Tutte le componenti della sua società si rendono conto di dover ormai combattere una guerra ‘nuova’, con regole anch’esse ‘nuove’, che non conoscono, o comunque conoscono male. ‘Per noi è la guerra più difficile di sempre, perché non abbiamo di fronte un esercito regolare ma terroristi che non hanno regole, uccidono bambini, uomini e donne senza apparenti ragioni, quasi per mostrare che sono capaci di mettere in difficoltà un esercito, quello israeliano, considerato invincibile’, ha spiegato a The Global Eye l’analista Yossi Bar, giornalista con base a Roma che negli anni ha scritto sul Medio Oriente per i principali quotidiani israeliani ed oggi è corrispondente della radio israeliana dall’Italia e dal Vaticano.

Colpisce in maniera drammatica gli osservatori israeliani la violenza estrema dei combattenti di Hamas, il loro sparare nel mucchio, contro i civili. ‘Sembrano volere il caos, non ci vedo alcun progetto. Una specie di tragico cupio dissolvi di cui oggi è vittima Israele, ma che potrebbe ripetersi in ogni altro Paese’. ‘Ecco perché ci vuole una lotta solidale contro questo terrorismo. Dicono che combattono in nome di Dio, ma quale Dio’ – prosegue Bar – ‘potrebbe giustificare massacri come quelli che abbiamo visto, la presa come ostaggi di vecchi e bambini da scambiare eventualmente con dei prigionieri? Una ferocia gratuita, che ai palestinesi porterà soltanto ulteriori sofferenze, perché sono loro a pagarne le conseguenze. A Gaza ci sono due milioni di abitanti, già ora senza acqua ed elettricità, probabilmente presto senza viveri’.

La reazione umana prevale nelle parole di Yossi Bar sulle valutazioni politiche e strategiche dell’ aggressione di Hamas, che pure sono presenti. E’ evidente che c’è chi ha interesse a mantenere vive le tensioni, e se Hamas dispone di armi è perché c’è chi gliele vende. ‘E’ possibile’ – sottolinea l’analista – ‘che l’obiettivo fosse di ostacolare il processo negoziale che dovrebbe portare ad un nuovo rapporto tra Israele e Arabia Saudita. Ma io non penso che Hamas sia cosi decisiva nel Medio Oriente, non è che possa cambiare la visione dell’Arabia Saudita e degli altri Paesi del Golfo’.

Quanto agli sviluppi futuri, difficile ottenere previsioni, c’è cautela anche su un eventuale ruolo dell’Iran. ‘Se Teheran avesse progettato l’invasione di Hamas per frenare l’accordo in vista tra Israele e l’Arabia Saudita’ – la valutazione di Bar – ‘la prova l’avremmo nel giro di qualche giorno, con l’entrata in azione degli Hetzbollah iraniani che si trovano nel Libano meridionale, da dove con i loro 140.000 missili potrebbero distruggere almeno la metà del territorio di Israele. Ma se Hezbollah non entra in guerra questa ipotesi cade’.

(English version)

For so much terror, there is no logic or strategy. It is just chaos theory. And the first victim is the Palestinian people. Interview with Israeli analyst Yossi Bar (former correspondent of Yedioth Ahronoth, Maariv, correspondent of Israeli Public Radio in Italy and Vatican, former President of the Foreign Press Association in Rome, collaborates with various newspapers at an international level)

In other times, in the aftermath of a tragedy like ‘Operation Swords of Iron’, Israeli analysts would have immediately identified the ‘culprits’. First, of course, the material author of the invasion, and historical enemy. Then, looking in their own house, they would already be firing zero against the Netanyahu government’s inability to guarantee the country’s security. The Global Eye is able to state, based on various contacts, that this time there is a change of pace, an obvious Israeli difficulty in analysing in depth what happened, in understanding its causes and foreseeing its possible consequences.

Israel is coping, but it is in shock. All the components of its society realise that they now have to fight a ‘new’ war, with rules that are also ‘new’, which they do not know, or at least know badly. For us it is the most difficult war ever, because we are not facing a regular army but terrorists who have no rules, they kill children, men and women for no apparent reason, almost as if to show that they are capable of challenging an army, the Israeli army, which is considered invincible’, analyst Yossi Bar, a Rome-based journalist who has written about the Middle East for major Israeli newspapers over the years and is now a correspondent for Israeli radio from Italy and the Vatican, explained to The Global Eye.

Dramatically striking the Israeli observers is the extreme violence of the Hamas fighters, their shooting in the heap, against civilians. ‘They seem to want chaos, I see no plan there. A kind of tragic cupio dissolvi of which Israel is the victim today, but which could be repeated in any other country’. ‘That is why we need a united fight against this terrorism. They say they are fighting in the name of God, but what God’, Bar continues, ‘could justify massacres like those we have seen, the taking as hostages of old people and children to be exchanged possibly for prisoners? A gratuitous ferocity, which will only bring further suffering to the Palestinians, because they are the ones who will pay for it. There are two million inhabitants in Gaza, already now without water and electricity, probably soon without food’.

The human reaction prevails in Yossi Bar’s words over the political and strategic assessments of Hamas’ aggression, which are also present. It is clear that there are those who have an interest in keeping tensions alive, and if Hamas has weapons, it is because there are those who sell them to them. ‘It is possible’, the analyst emphasises, ‘that the objective was to hinder the negotiation process that should lead to a new relationship between Israel and Saudi Arabia. But I don’t think Hamas is so decisive in the Middle East, it’s not like it can change the vision of Saudi Arabia and the other Gulf countries’.

As for future developments, which are difficult to predict, there is also caution about a possible role for Iran. ‘If Teheran had planned the invasion of Hamas in order to curb the agreement in sight between Israel and Saudi Arabia’ – Bar’s assessment – ‘we would have the proof within a few days, with the entry into action of the Iranian Hetzbollah in southern Lebanon, from where with their 140,000 missiles they could destroy at least half of Israel’s territory. But if Hetzbollah does not go to war, this hypothesis falls apart’.

(riproduzione riservata)

 

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